Monte Rotondo

Il 2000 più a Nord dei Sibillini

Di nuovo sui miei amati Sibillini. Lo spunto era l’ultima vetta dei Sibillini che mancava all’appello della mia personalissima lista di vette conquistate; il Monte Rotondo. L’avvicinamento a questa montagna , ultima della catena dei Sibillini verso Nord e posta nel versante est della catena, è difficile da compiere partendo da Roma. La settimana di ferie che come da tradizione passo nel mio paese di origine, sulla costa adriatica vicino ad Ancona, mi forniva l’occasione per un facile avvicinamento e da tempo andavo meditando una veloce sortita estiva. Il monte è di quelli facili facili da conquistare e l’organizzazione è stata rapida e piena di adesioni; Emanulea, mia moglie con un compromesso di una alzataccia non troppo precoce, decideva di far parte del gruppo; riuscivo a coinvolgere anche due giovanissimi amici del mio paese di origine, Michele e Lorenzo di 15 e 11 anni rispettivamente. Ma la sorpresa mi è arrivata dal mio compagno di avventure montane, Giorgio. Affrontando un viaggio lunghissimo e una alzataccia terribile mi ha dimostrato grande amicizia aderendo al progetto. Anzi, ha fatto ancora di più, ha dato ancora più significato alla giornata facendosi accompagnare dalla figlia Elisa di appena sette anni. E non solo. Ha anticipato i nostri tempi; è salito prestissimo dai Casali di Ussita fino al rifugio del Fargno e con l’eroica Elisa si è appropriato del Monte Acuto, facile ma spettacolare vetta accanto al Rotondo. Grande Giorgio e grandissiama Elisa. E mentre Giorgio ed Elisa intraprendevano la salita al Monte Acuto la mia marcia di avvicinamento procedeva per le bellissime strade del Parco dei Sibillini che dall’incassatissimo lago di Fiastra mi portavano verso Bolognola. Raggiunta la frazione di Pintura, in prossimità degli impianti sciistici si lascia la strada asfaltata per procedere su una stradina brecciosa bianca e ben tenuta che conduce al rifugio del Fargno. La stradina che taglia nettamente la ripida parete nord del Monte Acuto è ben visibile fin dal fondo valle e da Bolognola. Si procede lentamente per una quindicina di minuti fino alla sella in prossimità del rifugio. L’appuntamento con Giorgio era per le 10. E lui era lì che ci aspettava, con il Monte Acuto già nelle gambe. Ed è stato un bel momento. Dopo tanti viaggi di avvicinamento alle tante montagne conquistate fatti insieme trovarsi lì provenienti da luoghi così lontani e diversi è stato come confermarsi una fedeltà reciproca. Grazie Giorgio. In sella ci attendeva un venticello fresco che contrastava con l’afa lasciata al mare ed era piacevole incamminarsi. Da prima sulla strada brecciosa verso Ussita, l’idea era quella di attaccare il monte dal versante Nord, dalla sella tra la cima primaria e quella secondaria. Da li il pendio per raggiungere la vetta sarebbe stato meno ripido e senza ostacoli di sorta. Lungo l’avvicinamento Giorgio si è fatto attrarre dal canale che sale un po’ più ripido proprio sotto la vetta. Qualche ghiaione un po’ scoperto ma tutto sommato sembrava fattibile anche per i ragazzi. E abbiamo deciso la deviazione. Non tutto è stato così facile come sembrava ma alla fine è stato solo un bel diversivo che ha caricato di avventura la giornata. I giovani ragazzi e soprattutto Elisa, vista l’età, se la sono cavata con grande scioltezza. Qualche piccola deviazione per aggirare passaggi un po’ troppo ripidi e scoperti per i nostri giovani neofiti e la salita dentro il canale fino alla sella sotto la vetta è stata pratica risolta in un’ oretta o poco più. Tutto secondo i piani, anzi direi tutto oltre i piani vista il grande ardimento e la grande prova offerta da Elisa, Lorenzo e Michele. Anche Emanuela, in silenzio, ha dato dimostrazione di saper soffrire. Dalla sella alla vetta il passo è stato breve. Una facile passeggiata su ampi prati e lassù ci aspettava un ometto di pietre e il sorriso di tutta la comitiva. Una lunga sosta a godere del gruppo dei Sibillini. Da lì straordinariamente godibile. Da Nord a Sud fino al Vettore solo poche vette erano fuori dalla vista. Ad Est il mare era nascosto da una densa caligine estiva. Sotto di noi la profonda valle di Panico e l’imponente parete del Bove. Come sempre lo spettacolo che quelle montagne offrivano ripagavano degli sforzi della giornata. Era la mia 122esima vetta appennininica al di sopra dei 2000 mt , era la chiusura del gruppo dei Sibillini obiettivo che inseguivo da tempo ormai lontano, ma in quel momento ciò che riempiva la giornata erano i sorrisi, la serenità di un gruppo eterogeneo. La speranza di aver seminato passione nei confronti della montagna per tre giovanissimi; la speranza di aver passato un po’ delle motivazioni ed emozioni che la montagna mi ragala a mia moglie Emanuela e la consapevolezza di avere in Giorgio un grande amico e compagno di storie di montagna. Il resto è stata una facile discesa per la cresta sud della montagna fino al rifugio del Fargno. Il tempo di un saluto con Giorgio ed Elisa che ad attenderli avevano ancora un bel mucchio di chilometri da percorrere fino a Roma, una pausa rifocillatrice al caldo sole di quota ed i Sibillini tornavano nello scrigno dei miei desideri. Tutte le vette del gruppo sono state per qualche momento casa mia. Ora i progetti volgevano di già verso le profonde valli e verso i tanti attraversamenti del gruppo. Era un arrivederci a un pezzo di terra che sento sempre di più sento essere casa mia.